OGNI GIORNO E’ UN ALTRO GIORNO REGALATO

Ieri era il mio compleanno.

Uno di quelli importanti, rotondi rotondi, col cambio di decennio.

Ho compiuto 50 anni.

Un’amica, nel farmi gli auguri mi ha scritto di godermeli i mei 50 anni, vissuti, conquistati, fermentati, portati alla grande, con i frutti del tempo, degli sforzi e delle buone stelle.

Quando ero più giovane i 50 anni mi sembravano una cifra tremendamente impegnativa, così seria, così matura, così adulta….

Invece, contro ogni aspettativa, la mezza età mi ha portato in dono una incredibile leggerezza.

Ho una voglia matta di ridere, scherzare, non prendermi sul serio, giocare e pirleggiare…

E poi ho voglia di viaggiare, vedere film, leggere, prendere il sole, fare ginnastica, mangiare, bere, cantare e ballare (ma questo solo da sola perché ho avuto in dono la grazia di un ippopotamo in una cristalleria e la scioltezza di un bastone di scopa…).

Ho voglia di aiutare gli altri se e come posso, di imparare cose nuove…

Ma soprattutto ho tanta, tanta, tanta voglia di parlare con le persone e di ascoltarle.

Mi interessa quello che pensano, quello che provano, quello che hanno fatto nelle loro vite, come hanno reagito alle cose belle o brutte che gli sono capitate.

Perché ormai voglio circondarmi solo di persone che mi piacciono e mi fanno stare bene.

Che sono di una tipologia ben precisa.

Sono la collega, bravissima e preparatissima, che però ancora, quando deve parlare in pubblico, prova ansia e pratica il traning autogeno per tenere sotto controllo l’emozione. E a me che l’ascolto sembra impossibile che abbia queste insicurezze, tanto la stimo sia per le cose che dice che per come le dice…

Sono l’amico che ti racconta che lui è sempre contento perché la vita è meravigliosa, che per lui è una gioia fare tutto, e che cerca di trasmettere agli altri questa sensazione ridendo e scherzando sempre. Ed è vero che magari è un mezzo matto, però quando nei mesi scorsi ero molto giù di morale, è stato anche l’unico che non si è limitato ad ascoltare le mie preoccupazioni, ma mi ha sempre abbracciata. E questo contatto fisico, da solo, mi ha fatto più bene delle tante parole di comprensione che mi dicevano tutti gli altri, delle quali ero e sono comunque molto grata…

Sono il medico che incontri in un servizio di prevenzione ospedaliero che, mentre ti visita, ti racconta dei suoi studi liceali sbagliati, di sua moglie docente, delle figlie e di come sia difficile lavorare nella sanità pubblica tra turni massacranti, burocrazia, e consapevolezza della deriva del nostro sistema sanitario. Ma ti dice anche che, nonostante tutto, lui ha scelto di continuare a lavorare nel pubblico, anche se sa che andando nel settore privato guadagnerebbe di più. Perché l’Italia, aggiunge, proprio grazie alla sanità gratuita per tutti, è all’ottavo posto per aspettativa di vita media, mentre gli Stati Uniti, dove chi non ha disponibilità economiche o culturali rinuncia alla prevenzione e alle cure, è oltre il 40esimo posto…

Sono il compagno di sudate ginniche che con le sue battute fa sempre ridere tutti senza mai offendere nessuno, che il giorno del tuo compleanno si presenta a bordo piscina con un pallone argentato a forma di stella con scritto Happy Birthday. E tu non glielo avevi mica detto che era il tuo compleanno…

Sono la mega direttrice galattica che guida senza comandare, che condivide le scelte e non le impone, che ascolta e accoglie le tue ansie da prestazione e le tue fatiche personali, che ti corregge senza fartelo notare troppo, che prova a governare la barca senza nascondere le difficoltà ma avendo sempre fiducia nel futuro e nella provvidenza…

Sono il collega medico a cui tu rimproveri di essere a volte troppo disponibile con le pazienti, e lui ti risponde che lo fa perché cerca di mettersi nei loro panni e di trattarle come vorrebbe essere trattato lui se fosse al loro posto. E io, che ultimamente mi sto relazionando con diversi medici, so quanto rara sia questa qualità nella sua categoria e quanto prezioso sia un approccio del genere alla propria professione, qualunque essa sia….

Sono l’amico che ti confessa, leggermente emozionato e fissandoti negli occhi, di essere attratto dalle persone del suo stesso sesso. E tu sei grata, dentro di te, della fiducia che ti sta dando raccontandoti questa cosa, e sei contenta per il senso di liberazione che deve essere per lui l’aver compreso e accettato questa parte di se’…

Alla fine, se una saggezza ho raggiunto nei miei 50 anni osservandomi e osservando gli altri, è quella cantata da Guccini in Canzone di notte n. 3, in cui il maestrone, snocciola in tre minuti, piccoli meravigliosi camei sulla vita. Canzone che ho ascoltato e condiviso da sempre, ma di cui mi pare di cogliere pienamente il senso solo ora che, anche per me, il vento ha fatto il suo giro e sono arrivata al traguardo della fatidica mezza età.

Condivido il testo del brano di Guccini qui sotto per chi ha la pazienza di leggerlo, e il file audio della canzone alla fine del post.

Esistenza, che stai qui di contrabbando
Come un ladro sempre pronta per fuggire
Ogni età chiude in sé i crismi dello sbando, sbaglio e intuire
Coi suoi giochi di carambola e rimando, prendere e offrire
Ma si muoia solo un po’ di quando in quando
Ma sia poco a poco che si va a morire

Ogni giorno è un altro giorno regalato
Ogni notte è un buco nero da riempire
Ma per quanto non l’ho mai visto colmato, così per dire
Resta solo l’urlo solito gridato, tentare e agire
Ma si pianga solo un po’ perché è un peccato
E si rida poi sul come andrà a finire

Lo capisco se mi prendi per le mele
Ma ci passo sopra, gioco e non mi arrendo
Ogni giorno riapro i vetri e alzo le vele, se posso prendo
Quando perdo non sto lì a mandar giù fiele e non mi svendo
E poi perdere ogni tanto ci ha il suo miele
E se dicono che vinco stan mentendo

Perché quelle poche volte che busso a bastoni
Mi rispondono con spade o con denari
La ragione diamo e il vincere ai coglioni, oppure ai bari
Resteremo sempre a un punto dai campioni (tredici è pari)
Ma si perda perché siam tre volte buoni
E si vinca solo in sogni straordinari

Ah, quei sogni, ah, quelle forze del destino
Che chi conta spingerebbe a rinnegare
Ci hanno detto di non fare più casino, non disturbare
Canteremo solo in modo clandestino, senza vociare
Poi ghignando ce ne andremo pian pianino
Per sederci lungo il fiume ad aspettare

Quello che mi gira in testa questa notte
Son tornato, incerta amica, a riferire
Noi immergenti, noi con fedi ed ossa rotte, lasciamo dire
Ne abbiam visti geni e maghi uscire a frotte per scomparire
Noi, se si muore solo un po’chi se ne fotte
Ma sia molto tardi che si va a dormire

4 pensieri su “OGNI GIORNO E’ UN ALTRO GIORNO REGALATO

      1. Il libro si sta rivelando l’esperienza più straordinaria e gratificante della mia vita. Le presentazioni stanno andando molto bene, le persone mi scrivono per ringraziarmi di averlo scritto, parteciperò anche ad alcuni premi letterari. Insomma, davvero un momento di grandi soddisfazioni personali. Un sogno diventato realtà. 🥰

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