LA STOFFA DEL CAMPIONE

Cremona oggi è in lutto. La tristezza, accentuata dal clima plumbeo, attraversa la città. Le bandiere del Comune sono a mezz’asta. Perché oggi Cremona ha saputo che Gianluca Vialli è morto. L’onda emotiva che attraversa i social si percepisce particolarmente qui, perché ogni cremonese si è sempre sentito un po’ concittadino di questo campione simpatico e gentile.

Pure io partecipo di questi sentimenti, anche se non ho mai seguito il calcio e Vialli per me è stato, fino a quando non sono venuta a vivere qui, poco più di un nome.

La persona Vialli, più che il calciatore, ha cominciato ad assumere contorni concreti per me negli ultimi anni, da quando aveva deciso di condividere col mondo la sua malattia, e ha mostrato a tutti la mitezza, la signorilità, l’umanità, con cui conviveva con il destino crudele che gli era toccato in sorte.

Ho sempre ammirato il suo aver saputo prendere la tragedia che stava vivendo e trasformarla in qualcosa che potesse essere utile per gli altri.

Non si è ritirato a viverla privatamente, come sarebbe stato più che lecito… Ha deciso di condividere ciò che questa malattia gli stava insegnando, o meglio ciò che lui da lei stava imparando. Perché quando potresti morire e hai poco più di 50 anni e due figlie piccole, può anche capitare che il dolore, la rabbia, la disperazione, l’autocommiserazione siano gli unici sentimenti che riesci a provare….

Invece lui no.

Lui ha cercato di trovare un senso in quello che gli stava capitando, e questo senso ha voluto condividerlo con tutti noi. Perché avessimo la possibilità di riflettere per tempo su quale fosse il significato della vita, quali i valori fondanti e ultimi delle nostre piccole esistenze: la famiglia, gli affetti, gli amici, il fare le cose che amiamo, l’essere altruisti, il trasmettere le nostre competenze ai giovani, il perdonare, l’essere umili e riconoscenti, ecc…

Ha fatto con tutti noi quello che fa un genitore con i propri figli: ha cercato di trasmetterci il bene che lui aveva imparato dalla vita, per aiutarci, magari, a non fare i suoi stessi errori….

A me ha commosso vedere quest’uomo mostrare, con pudore ma senza veli, la propria fragilità, anche fisica. Non ha nascosto il suo dimagrimento, le occhiaie, il gonfiore del volto, lo sguardo indebolito, la commozione, le parole pronunciate lentamente. Ma soprattutto, nonostante quello che stava vivendo, ci ha sempre regalato il suo sorriso.

Io credo che lui sia riuscito a dare un senso anche alla tragedia della morte, e l’onda di commozione che accompagna la sua scomparsa lo testimoniano. 

E credo anche che questo senso, se lo sapranno cogliere, potrà essere ciò che salverà i suoi cari, quelli che in queste ore soffrono il dolore della perdita del padre, del marito, del figlio.

Perché ho visto tante volte che dopo, a riflettori spenti, quando trasciniamo da soli nel tempo e nella vita quotidiana queste perdite così drammatiche, è solo sapendo trovare loro un significato che si sopravvive.

Quante opere ho visto, più o meno grandi, create da gruppi di amici e familiari nel ricordo e in onore di chi non c’era più…

Perché credo che solo diventando generativo il dolore può essere superato.

Un po’ lo facciamo tutti, quando ricomponiamo dentro di noi lo strazio per la perdita di una persona cara scegliendo di ricordare e valorizzare ciò che di bene e buono lei ci ha lasciato e seguendo i suoi insegnamenti nelle nostre vite.

Ciò che auguro alle figlie di Vialli è di riuscire a trovare, anche grazie alle tante testimonianze di stima ed affetto che il loro papà sta ricevendo in questi giorni, un modo per rendere il loro dolore generativo di qualcosa di buono per sé stesse e magari anche per gli altri. Perché se non si fa così, la perdita profondamente ingiusta che hanno subito può lasciare solo disperazione, rabbia, paura, nichilismo… E questi sono tutti sentimenti che avvelenano prima di tutto di chi li prova….

Non credo proprio che lui volesse questo per le sue bambine …

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