L’altro giorno per caso, ho riascoltato Vedi Cara, canzone che Guccini dedicò nel 1970 a colei che poi sarebbe diventata la sua prima moglie. In questa bellissima canzone lui cerca di parlare alla sua compagna della propria interiorità, è un uomo che “si spiega” alla donna che ama, che cerca di farsi capire.
Le racconta di come siamo esseri in continuo cambiamento, delle crisi che una persona può vivere interiormente e che posso pesare in un rapporto, di sentimenti e dell’incapacità tutta maschile di manifestarli, di distanze, di ciò che una persona cerca e trova (o non trova) in un rapporto, di come gli umori o peggio l’umoralità pesino in una coppia, e di molto altro…
E il refrain della canzone, a riprova della difficoltà di farsi capire dalla donna amata, che poi è la stessa difficoltà che viviamo tutti noi quando cerchiamo di parlare della nostra interiorità agli altri è: Vedi cara è difficile a spiegare/È difficile capire se non hai capito già.
E mentre la ascoltavo, mi ha colpito il verso in cui Guccini le rimanda la sua incapacità di capirlo soprattutto quando segue la sua fantasia, i suoi sogni: “Non capisci quando cerco in una sera un mistero d’atmosfera che è difficile afferrare / Quando sogno dietro a frasi di canzoni, Dietro a libri e ad aquiloni, dietro a ciò che non sarà”.
E ho pensato: ma io oggi, sogno ancora? L’adolescente e la ragazza profondamente idealista come sono stata, sognava spessissimo dietro a ciò che non sarebbe mai stato…
Oggi invece, la dimensione del sogno (inteso come l’immaginare possibili, emozionanti scenari futuri) è decisamente rinsecchita… E probabilmente è giusto così, perché a 50 anni la concretezza della realtà deve necessariamente aver preso il sopravvento…
Però, quando ricordo come mi batteva forte il cuore da giovane per un incontro, per un amore, per un bacio, per un progetto, per un ideale, per un film, per un libro.. per chiunque mi aprisse nuovi orizzonti, sento che quella dimensione mi manca, e non poco….
Ora ho la concretezza dei progetti realizzati e realizzabili: una rassegna andata bene, un progetto portato a casa, un successo sul lavoro, un discoro ben tenuto, una persona cara aiutata concretamente, un figlio supportato, ecc… mi danno felicità, sostanziano la mia autostima, mi fanno sentire capace….
Mi danno certo una gran dolcezza interiore, ma non mi fanno più battere il cuore….
E allora mi chiedo: sono arida?
E mi rispondo che no, in realtà sono soddisfatta, sono serena, sono risolta.
L’altro giorno facebook mi proponeva il seguente post: Nomina qualcosa che avevi a 18 anni e che ora non hai più e, a parte le risposte cazzare (il giro vita, il colesterolo basso, il metabolismo veloce, un seno di marmo, i capelli, ecc….), moltissime delle migliaia di risposte riguardavano, giustamente, la mancanza dei genitori o di altri famigliari. Ma poi molti altri lamentavano le seguenti mancanze: la spensieratezza, la voglia di vivere, i sogni, la serenità, le speranze, l’allegria, la felicità, il sorriso, la fiducia nelle persone, la pazienza verso gli altri, la libertà, la speranza in un mondo migliore, la voglia di esistere, la gioia…
E allora mi dico: ma perché? Io sono felice, sono serena, sono allegra (sicuramente più che a 18 anni), ho fiducia nelle persone, ho voglia di vivere e di fare. So di pensarla così perché sono stata fortunata negli incontri e negli eventi del mio cammino, e perché la vita non mi ha ancora inflitto nessuna vera batosta.. Però so anche che è così perché io sono riconoscente: verso mio marito, verso i miei genitori, verso i miei amici, verso il mio lavoro, verso i miei figli.. Verso la vita.
Cerco sempre di ringraziare quando mi alzo la mattina perché essere vivi è già un privilegio. Perdono quando posso, e se non ci riesco dimentico o cancello. Cerco di dare, ricevo con riconoscenza. Credo che la vita sia per il 10% cosa ti accade e per il 90% come reagisci. Perché più sono grata, più bellezza vedo intorno a me.
E allora non condivido la malinconia di Vasco Rossi in Liberi Liberi quando canta
Che cos’è stato/ Cos’è stato a cambiare così /Mi son svegliato ed era tutto qui /Vuoi sapere che se/ Soddisfatto di me/ In fondo in fondo lo sono mai stato/Soddisfatto di che/ Ma va bene anche se/Se alla fine il passato è passato,
ma scelgo di assolvermi e seguo il pragmatismo di Guccini in 100 Pennsylvania ave.
Io credo che sappiamo che è diverso se le cose son state poi più avare/ Le accetti, tiri avanti e non hai perso se sono differenti dal sognare/ Perché non è uno scherzo sapere continuare..
Per chi volesse ascoltare qui una versione live di Vedi cara.
Come scrive Ivano Fossati (per restare in tema di canzoni)…”Sin da Pavia si pensa al mare. Sin da Alessandria si sente il mare. Dietro una curva improvvisamente il mare”.
In quel “improvvisamente” sta la risposta. Riuscire a sorprendersi anche per qualcosa che sai……
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Bella riflessione Sandro! Hai proprio ragione!
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