Nel novembre 2015 mio fratello si laureava. In quell’occasione scattai questa foto dei miei genitori e, esattamente il 16 novembre di quell’anno la postai su Facebook con la seguente didascalia: E oggi ancora di più GRAZIE perché tanto di quello che sono è dono del vostro amore…
Oggi, che l’algoritmo di Facebook me la ripropone tra i miei ricordi, sento che ridirei loro le stesse esatte parole: Tanto di quello che sono è dono del vostro amore, del cui senso ora mi interrogo. Cosa mi hanno dato i miei genitori, e cosa ho preso da loro? Cosa di loro vive in me? Cosa sono diventata in relazione a loro?
La prima cosa che penso è che loro mi hanno sempre lasciata libera di essere me stessa. Mi hanno sempre amata, compresa, accettata: TOTALMENTE. Non hanno mai cercato di condizionare le mie scelte, di impormi i loro pensieri, le loro ambizioni, i loro traguardi mancati. Penso per esempio alle mie scelte scolastiche e lavorative. Mamma e papà hanno la quinta elementare, quindi non hanno potuto consigliarmi o guidarmi in quelle scelte… Hanno però sempre avuto fiducia in me, nella mia possibilità di farcela e, soprattutto, mi hanno messa nelle condizioni (economiche ed emotive) di realizzare il mio potenziale, di essere quello che la mia natura mi portava ad essere.
Col passare degli anni, diventando a mia volta genitore, li ho capiti e amati sempre di più. Ho amato soprattutto le loro imperfezioni, i loro errori, le colpe che pensavo avessero nei miei confronti e per cui li detestavo negli anni inquieti dell’adolescenza e della prima giovinezza. E di cui oggi, invece, li ringrazio. Perché erano errori così luminosi, così umani… E perché quegli sbagli, oggi, mi assolvono di fronte agli sbagli che compio quotidianamente con i miei figli. Perché i miei errori, come i loro, sono dettati dall’amore, dal desiderio di fare quello che si considera il bene dell’altro…
Li ho amati sempre di più anche perché, al netto delle intemperanze caratteriali e delle fatiche del quotidiano, loro sono ancora insieme, sono riusciti a restare famiglia, a volersi bene, a sostenersi l’un l’altro.
E mi hanno insegnato tanto.
Papà mi ha insegnato a mettere il massimo dell’impegno nel lavoro, a credere in me, ad essere ambiziosa ma anche generosa, ad essere onesta, ad aiutare chi riesce meno di me, ad essere ottimista e tentare sempre, ad essere aperta agli altri. Mamma mi ha insegnato la bontà, il valore del servizio, la dedizione ai figli, la mitezza che non è debolezza ma rifiuto di lasciarsi abbruttire da sentimenti come rabbia e odio, la pietas, l’umiltà.
Amandomi, mi hanno insegnato ad amare.
E allora quando ogni mattina andando in ufficio chiamo mia mamma per chiaccherare un po’, dico che lo faccio per lei, per sentire come sta, ed è vero. Ma altrettanto vero è che lo faccio per me, perché parlare con lei mi fa sentire ancora ascoltata, capita, amata da chi condivide i miei pensieri, accoglie tutte le mie emozioni, mi conosce da sempre e mi vuole bene. Mi fa sentire ancora figlia…..
Perché so che non durerà per sempre e che loro, prima o poi mancheranno, anche se non riesco a pensarci. Perché loro sono il prima di me, sono la mia storia, sono le radici. Ci sono sempre stati e io non sono letteralmente capace di immaginare che non ci siano più.
Non so cosa terremoterà dentro di me la loro perdita, soprattutto quando penso a che sentimenti contrastanti di affetto e pena suscita in me il solo vederli di anno in anno sempre più anziani e fragili… Spero solo di avere la possibilità, quando dovrà succedere, di stargli vicina, di poterli accudire e restituire loro, con gesti concreti, un po’ di tutto l’amore che mi hanno donato.
Hai espresso quello che lega una famiglia ed è mutevole, forte, con errori e una gioia costante che pervade la vita. La famiglia è molto in qulo che benissimo esprimi ed è quella famiglia che è base di una società migliore. Contano i rapporti, gli affetti, la continuità del dare e dell’essere amati. Comunque e sempre. Grazie davvero per le tue parole.
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Grazie delle tue parole… Condivido appieno le tue parole e la convinzione che coltivare i rapporti e gli affetti sia alla base di una società migliore.
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