STUDIA!

Quando facevo la seconda superiore la mia compagna di banco B.C. ha avuto una crisi e in pochi mesi si è trasformata. La tranquilla e studiosa ragazza che avrebbe terminato senza problemi gli studi è diventata chiusa, ostile, rancorosa, ha smesso di studiare, ha iniziato a bigiare e alla fine ha lasciato la scuola.

Una volta è scappata dalla classe nel bel mezzo della lezione e la prof.  mi ha permesso di seguirla.

Non ricordo le parole precise che le dissi in quell’occasione, ricordo però perfettamente il senso e l’accoratezza sincera che cercai di trasmetterle. Non doveva mollare, le dissi. Qualunque fosse la natura del suo disagio, avrebbe dovuto tenere duro e continuare a studiare fino al diploma. Perché nessuno mai, un domani, avrebbe dovuto poterla trattare da ignorante, metterla a tacere, sentirsi superiore a lei e trattarla con sufficienza per il semplice fatto che non aveva studiato.

Ripensare oggi a quel discorso, mi fa rileggere me stessa. Mi sono sempre considerata una adolescente studiosa soprattutto perché timida, solitaria, insicura, più a suo agio con i libri che con i coetanei. Eppure oggi vedo che nelle parole di quella 15 enne c’era una determinazione di rivalsa non indifferente. Ero ambiziosa, un po’ supponente, volevo emergere. Non era un discorso di elevazione sociale, ma culturale, mentale, umana.

Venivo da una famiglia in cui nessuno era andato oltre la quinta elementare, ed ero determinata a dimostrare, soprattutto di fronte ai miei compagni provenienti da contesti e famiglie più elevate socialmente, che io ce l’avrei fatta nello studio più e meglio di loro. Anche perché a scuola ottenevo ottimi risultati, e questo mi faceva sentire capace, potente.

Col passare degli anni quell’orgoglio si è trasformato, ammansito, addolcito dalla consapevolezza del mio sacro poco

E allora adesso, che sto accompagnando il mio secondo figlio nella scelta della scuola superiore, di fronte ai suoi ragionamenti sul scegliere in base al lavoro che vorrebbe fare da grande, cerco, con dolcezza, di fargli passare idee diverse, quelle che ho cercato di instillare in lui e in suo fratello fin da piccoli.

Quelle che io ho avuto la fortuna di maturare spontaneamente…

E quindi gli suggerisco di sfruttare la sua giovane età per studiare il più possibile. Soprattutto le materie considerate inutili. Perchè le letterature, il latino, la storia, la filosofa hanno a che fare con il nostro presente più di quanto si possa credere. Perché ci aiutano a capire ciò che ci circonda e a crescere come persone, diventando individui più consapevoli e in grado di avere una propria opinione su ciò che vedono e sentono. A non essere manipolabili, ad avere la capacità di pensare, e quindi di scegliere. 

Perché gli anni della scuola, secondo me, dovrebbero essere il luogo dove imparare a documentarsi, a sviluppare il pensiero critico, soprattutto in un periodo storico in cui sembrano prendere il sopravvento il negazionismo e la post-verità. Perché non si possono ascoltare la negazione dell’Olocausto e delle leggi razziali, o le bufale sui vaccini. Non si può non capire che i meccanismi su cui funzionano le democrazie avanzate non sono lentezze inutili ma strumenti che ci tutelano dalla tentazione dell’uomo forte al potere, o ignorare che la storia umana evolve da millenni sulle gambe dei popoli migranti e sulle ricchezze di tutti i meticciati.

Perché io la penso come Galiano nell’articolo linkato qui sotto, che ho trovato bellissimo, che ho potuto condividere con Tommy così com’è, ma che devo trovare il modo di tradurre a Jacopo in parole comprensibili per i suoi tredici anni.

Un pensiero su “STUDIA!

  1. Condivido molto il tuo pensiero, non sono stato uno studente modello, anzi ero un pessimo allievo, ma l’idea di apprendere e conoscere mi ha seguito per tutta la vita e continua a seguirmi. Non ho fatto i lavori che avrei più desiderato, ne ho fatti altri, spesso soddisfacenti e non privi di difficoltà. Ogni cosa che ho imparato mi è servita. Certe cose si imparano al momento giusto e se amo la musica ora la posso solo ascoltare, non suonare. Vale per il latino, il greco, la filosofia che non facevano parte del curriculum delle mie scuole, ne sento ancora la mancanza. Si impara sempre macerte cose si imparano davvero alla giusta età e restano e ci cambiano. In meglio.

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