Black out

Io e Luca ci siamo conosciuti a 20 anni. Come tutti i ragazzi di quell’età, che oltretutto abitano a 150 km di distanza, vivevamo alla spasmodica ricerca dei modi più disparati per poter stare soli.

Carenti come eravamo di risorse materiali ed economiche, scappavamo spesso nell’unico posto che somigliava ad una casa. I mei genitori avevano una roulotte fissa al Camping Piona, esclusivo resort ad una stella, sul lago di Como.

Nei mesi più freddi dell’anno nessuno sano di mente osava utilizzare il caravan e quindi io e Luca, quando le lezioni universitarie ce lo permettevano, ci vestivamo a più strati e, agili come l’omino Michelin, partivamo per il gelido ricovero. Come Rosetta, la protagonista dell’omonimo film dei fratelli Dardenne, una volta arrivati accendevamo la stufetta elettrica e la bombola del gas. Per poter stare un po’ vicini senza tutti gli strati del Bibendum dovevamo infilarci in diversi sacchi a pelo, per andare in bagno dovevamo attraversare l’intero campeggio sfidando la Bréva e il Tivàn, e, siccome la dispensa era vuota, mangiavamo paste liofilizzate a cui bastava aggiungere dell’acqua per essere commestibili.

Eppure, in quella precaria situazione, eravamo molto felici e ridevamo un sacco. Quando ti manca tutto, anche il pochissimo è dono prezioso. Per passare il tempo ci bastava stare insieme, parlare, al massimo leggere o ascoltare musica (già perché nella roulotte non c’era neanche la televisione, e i cellulari e la portabilità dei dati erano ancora là da venire).

Qualche sera fa nella casetta sul lago di Como è mancata la corrente, la televisione piena di serie tv era una scatola vuota, il portatile era scarico e il caricabatterie dimenticato a Cremona.

Non sapendo cosa fare, seduti vicini vicini sul divanetto del balcone, abbiamo fatto una cosa “da boomer” (per dirla coi miei figli), cioè abbiamo letto insieme. La scelta è caduta, stante il luogo, su Andrea Vitali prolifico scrittore bellanese e sul divertente romanzo Olive comprese, ambientato negli anni Trenta, che racconta le cazzate combinate da 4 perditempo poco più che ventenni a Bellano, piccolo paese del lago di Como, ai danni del maresciallo dei carabinieri dott. Maccadò.

Grazie a questa imprevista precarietà, del tutto inaspettatamente siamo ritornati ad essere i ragazzi della roulotte che non avevano niente ma stavano bene, che erano leggeri, ridevano stupidi e complici, avevano una forte affinità, si comunicavano le emozioni.

Ed è stato bello, molto bello, perché, per dirla alla Guccini, “A vent’anni è tutto ancora intero, a vent’anni è tutto chi lo sa, a vent’anni si è stupidi davvero, quante balle si ha in testa a quell’età…”

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